Pegaso per lo sport al canottaggio toscano
Data:
25 Febbraio 2009
All’Istituto degl’Innocenti di Firenze, in un salone Brunelleschi gremito di persone e bagnato dalla commozione per la recente scomparsa dello storico direttore de “
Allora Luca, innanzitutto complimenti per la conquista del “Pegaso” e per la recente nascita di Achille. Cosa significa la vittoria di un premio assegnatoti dalla tua regione di nascita, anche se da anni sei costretto per lavoro a starne lontano?
“E’ stata una cosa favolosa, adesso anche la regione Toscana inizia a conoscermi ed a reputarmi suo; pensa che finora per molti, allenandomi a Sabaudia, ero romano, e non livornese. Io invece sono orgoglioso di essere toscano e livornese. Adesso comunque ho ripreso ad allenarmi anche a Livorno, mi sto riavvicinando alla mia città, non sto più solo a Sabaudia. A casa ora sono più presente.”
Con il canottaggio hai iniziato relativamente tardi, a 17 anni; che ricordi hai dei tuoi primi giorni alla Tomei?
“Innanzitutto ricordo il signor Leone, aiuto-istruttore con i ragazzini, quello che ci metteva in barca e ci raccattava quando si cadeva in acqua. Lui mi ha cresciuto, anche se devo ammettere di dover essere riconoscente a mio nonno, che mi ha avvicinato al canottaggio, così come a Massimo Marconcini.”
Quando ti sei reso effettivamente conto che avresti fatto del canottaggio professionistico la tua vita?
“Dopo 6 mesi, Massimo Marconcini mi portò al college remiero di Piediluco, e lì dopo il primo test mi accolsero a braccia aperte, tant’è che vi sono rimasto tre o quattro anni. Poi sono arrivati i primi risultati importanti e da lì è partito definitivamente il tutto.”
Sei consapevole di essere uno dei pochi canottieri italiani ad aver conquistato due medaglie alle Olimpiadi, ma soprattutto, di essere l’unico ad aver vinto le medaglie olimpiche sia di coppia che di punta? Non è una cosa da poco caro Luca…
“Guarda, a quest’ultima cosa non credevo neanche io, al punto che ho fatto perfino una ricerca per rendermi conto della cosa. Non ci credevo nemmeno io, mi è andata bene! Comunque adesso tutti mi hanno detto che cercheranno di uguagliarmi, e mi prendono in giro perché dicono che se ce l’ho fatta io possono farcela anche loro!”
Due Olimpiadi, un bronzo e un argento; in più due argenti e un bronzo ai Mondiali: col senno di poi, c’è una medaglia che ha lasciato l’amaro in bocca e che magari avrebbe potuto essere d’oro?
“Sono uno dei pochi ad essere realisti, ti dico che tutti i miei risultati sono arrivati partendo con l’intento di raggiungere il massimo, e non potrei mai dire che potevo far meglio in qualche occasione. Anche a Pechino,
Su quale dei giovani del canottaggio italiano sei pronto a scommettere per il futuro, Simone Venier a parte (i due sono legati da una forte amicizia, n.d.r.)?
“Questa domanda me l’hanno già posta in tanti, ma sono un atleta e non un tecnico, quindi non mi sento di espormi più di tanto.”
In chiusura una battuta su Francesco Fossi, fiorentino, campione del mondo Under
“Fossi è fortissimo, ho già vogato insieme a lui e devo dire che è veramente un atleta forte. Se continua a lavorare bene e con umiltà, come sta facendo adesso, può sfondare. Deve proseguire sulla strada dell’impegno e far vedere ciò di cui è capace, poi i risultati arriveranno, e saranno grossi e belli da raggiungere.”
Ufficio Stampa Comitato Toscano FIC – foto Leonardo Pettinari
Ultimo aggiornamento
25 Febbraio 2009, 00:00